Gabriele Mainetti La città probita
Il giovane regista Mainetti aveva stupito tutti un pò di anni fa con "Lo chiamavano Jeeg Robot", ibridando generi cinematografici in modo inaspettato per il cinema italiano, portando una storia di super-eroi sulle rive del Tevere. Con questo nuovo film ripete un pò l'operazione di successo rimescolando ancora una volta le carte presentando una sorta di "Kung-fu all'Amatriciana" (pare fosse questo il titolo provvisorio di lavorazione del film). Ambientato nel quartiere multietnico romano dell'Esquilino, porta una Bruce Lee in gonnella a combattere mafia cinese e malavita "de noartri" con combattimenti dal gusto coreografico degno di "Kill Bill" di Tarantino, mescolandolo però alla commedia italiana. Una operazione di buon cinema originale e divertente che parla anche di multiculturalità e di incontro tra giovani che rompono le barriere razziali. Ma veramente è questa la rinascita del cinema italiano?
Brady Corbet The Brutalist
"The Brutalist"ha tutti i tratti per essere un film epico. Lo è per ambizione narrativa (il regista e la moglie co-sceneggiatrice ci hanno lavorato dieci anni). per il formato scelto (il VistaVision che era lo standard negli anni '50 e la pellicola da 70mm), per la durata (3 ore e 35 compreso un intervallo fisso di 15 minuti) per il numero di premi ricevuti (tra l'altro Leone d'Argento per la miglior regia al Festival di Venezia) e di candidature all'Oscar (10, e si prevede ne vincerà molti). La buona notizia è che nonostante la lunghezza, il film non è assolutamente pesante o noioso, ma affascinante e coinvolgente. La meno buona è che dopo una prima parte impeccabile, si disgrega in narrazione didascalica e dove le ambizioni ideologiche portano a semplicificazoni narrative che ne soffocano la riuscita.
Ettore Scola Il Commissario Pepe
Questa recensione è anche frutto di uno scoramento per il panorama cinematografico di questo periodo. Forse si aspetta l'esaurimento della coda di film natalizi e per i bambini, ma poche cose interessanti si vedono in giro. Meglio allora rivolgersi al buon vecchio cinema di un tempo. Su RaiPlay sono usciti 5 film che hanno come attore principale Ugo Tognazzi. Tra questi un capolavoro (sottovalutato) di Ettore Scola: "Il commissario Pepe". Ambientato nella provincia veneta ed è uno spaccato feroce della ipocrisia, dei vizi e delle connivenze di potere in cui sarcasmo feroce e acutezza sociologica si fondono in un film amaro e malinconico
Il film è visibile integralmente anche su Youtube.
Christy Hall Una notte a New York
I film di impianto teatrale sono parecchi, come pure quelli ambientati in un taxi. L'incontro tra una giovane donna appena atterrata a New York e di un anziano tassista, complice il blocco del traffico dovuto ad un incidente diventa una sorta di seduta psicanalitica in cui il gioco degli sguardi e lo scavare reciproco nelle loro storie diventa un incontro di due mondi lontani tra diffidenze e aperture via via sempre più profonde fino a metterti a nudo l'una di fronte all'altro. Una celebrazione del dialogo tra gli esseri umani, dell'apertura e dell'ascolto, della empatia e della comprensione delle solitudini altrui con le loro fragilità e difetti.
Clint Eastwood Giurato numero 2
Clint Eastwood ha 94 anni e una grande carriera da attore fotografata mirabilmente da Sergio Leone ("Mi piace perchè è un attore che ha solo due espressioni: una con il cappello e l'altra senza il cappello") ma da quando è passato alla regia ha mostrato un talento straordinario creando film di ottima capacità narrativa e rigore registico, che ci riportano (pur con qualche episodio meno riuscito) ai grandi classici del cinema americano di un tempo. E' ancora capace di dire qualcosa su dilemmi morali e storie umane che non lasciano indifferenti. "Giurato numero 2" riprende gli stilemi del legal thriller processuale più classico e parla di conflitti tra i doveri individuali e quelli collettivi, tra il senso di giustizia e le debolezze umane, esplorando le zone grigie in cui le nostre esistenze si dibattono. Lunga vita a Clint Eastwood
Francis Ford Coppola Megalopolis
Francis Ford Coppola è (per usare la famosa frase di Arbasino) è un "venerato maestro". Ha fatto dei capolavori assoluti della storia del cinema e dei film di dubbia portata, ma la gratitudine dei cinefili nei suoi confronti è assoluta ed eterna. Ha buttato tutto se stesso (e i suoi soldi, vendendo i suoi pregiati vigneti californiani) per realizzare questo progetto a cui lavora da quarant'anni e che nessuno voleva finanziargli e lasciare una grandiosa opera testamento. Ci spiace unirci al coro, ma il risultato è piuttosto tragico. Un film (pur sempre realizzato con grande abilità) in cui una visionarietà di maniera produce un guazzabuglio inutile di situazioni e citazioni dei classici che non raccontano nulla di nuovo e sfiora la banalità o al più l'irrilevanza. Peccato (soprattutto per i suoi vigneti)