CULTURA E TEMPO LIBERO

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Perfect Days
Wim Wenders


In occasione delle Olimpiadi di Tokyo del 2020 la organizzazione no-profit The Nippon Foundation ha lanciato in collaborazione con le istituzioni dell' area metropolitana di Shibuya il progetto The Tokyo Toilet, Con l'obiettivo di contrastare la pessima reputazione dei bagni pubblici dell'area vennero coivolti molti nomi famosi dell'architettura per creare 17 bagni pubblici. Al completamento del progetto di rigenerazione urbana nel 2023 la fondazione chiese a Wim Wenders di realizzare alcuni documentari brevi sui bagni edificati. Wenders però ha preferito inserire il racconto di queste opere d'architettura in un contesto filmico narrativo. Così è nato "Perfect Days", dove viene raccontata la vita minimalista ed "essenziale" di un addetto alla pulizia dei bagni. Un lavoro umile che viene fatto con una dedizione e precisione assoluta, la stessa che il protagonista dedica ai ritmi sempre uguali che scandiscono la sua vita, dal risveglio segnato da una spuntatina ai baffi e dall'innaffiatura delle sue piantine, dal viaggio al lavoro in furgoncino ascoltando le canzoni rock degli anno 70, ai pranzi nello stesso giardino in cui fotografa gli alberi e gli effetti della luce tra le foglie fino alla cena sempre nel solito posto (nei giorni liberi dove si concede un più intimo pasto sempre nello stesso ristorantino gestito da una donna che forse ama senza mai essersi dichiarato) e la lettura serale. In questa vita routinaria ogni piccola variazioone assume un carattere avventuroso, dalle intrusioni del giovane e svanito collega di lavoro, alla visita della giovanissima nipote alla partita a tris in differita con un misterioso frequentatore dei bagni pubblici, alle piccole attenzioni perlopiù silenziose con l'umanità che incontra e ai suoi sogni notturni. Raccontare così poco senza rendersi noiosi e anzi coinvolgendo e commuovendo lo spettatore è il vero miracolo che Wenders realizza. Molti hanno parlato di poetica della piccole cose, ma nel fondo rimane una tensione non esplicita circa i motivi di una scelta così assoluta per una vita dimessa e antica, che emergono appena accennati dall'incontro con la sorella che sembra alludere alla rottura con le sue radici familiari e con una precedente vita agiata e molto diversa (un pò come in tutte le vite dei santi, per rimanere all'Oriente quella del principe Siddharta che diventa Buddha). Che il film sia un pò ruffiano nel ripetere schemi narrativi agiografici consolidati e che utilizzi una colonna sonora (meravigliosa) di vecchie hit della musica rock anglosassone degli anni 70 (da Lou Reed a Van Marrison a Patty Smith e Animals ai Velvet Underground) per creare una vicinanza emotiva (anche con il pubblico occidentale) non toglie nulla all'empatia che questo film genera, assumendo un valore di controcanto rispetto al rumore di fondo della vita contemporanea e di un inno alla gentilezza, alla misura e all'umiltà che non è avulsa, anzi è intrisa, dalla tragicità della vita. Una vita essenziale che non è negazione, ma è al contrario apertura verso gli altri e ricchezza emotiva, anche se segnata dai propri nodi irrisolti e ai conflitti interni che rimangono nel profondo.

Un bell'articolo sull'architettura di alcuni dei bagni pubblici di Shibuya che si vedono nel film di Wenders: https://www.domusweb.it/it/architettura/2024/01/15/vi-raccontiamo-le-toilette-pubbliche-di-tokyo-protagoniste-dellultimo-wenders.html