Christy Hall Una notte a New York
I film di impianto teatrale sono parecchi, come pure quelli ambientati in un taxi. L'incontro tra una giovane donna appena atterrata a New York e di un anziano tassista, complice il blocco del traffico dovuto ad un incidente diventa una sorta di seduta psicanalitica in cui il gioco degli sguardi e lo scavare reciproco nelle loro storie diventa un incontro di due mondi lontani tra diffidenze e aperture via via sempre più profonde fino a metterti a nudo l'una di fronte all'altro. Una celebrazione del dialogo tra gli esseri umani, dell'apertura e dell'ascolto, della empatia e della comprensione delle solitudini altrui con le loro fragilità e difetti.
Clint Eastwood Giurato numero 2
Clint Eastwood ha 94 anni e una grande carriera da attore fotografata mirabilmente da Sergio Leone ("Mi piace perchè è un attore che ha solo due espressioni: una con il cappello e l'altra senza il cappello") ma da quando è passato alla regia ha mostrato un talento straordinario creando film di ottima capacità narrativa e rigore registico, che ci riportano (pur con qualche episodio meno riuscito) ai grandi classici del cinema americano di un tempo. E' ancora capace di dire qualcosa su dilemmi morali e storie umane che non lasciano indifferenti. "Giurato numero 2" riprende gli stilemi del legal thriller processuale più classico e parla di conflitti tra i doveri individuali e quelli collettivi, tra il senso di giustizia e le debolezze umane, esplorando le zone grigie in cui le nostre esistenze si dibattono. Lunga vita a Clint Eastwood
Francis Ford Coppola Megalopolis
Francis Ford Coppola è (per usare la famosa frase di Arbasino) è un "venerato maestro". Ha fatto dei capolavori assoluti della storia del cinema e dei film di dubbia portata, ma la gratitudine dei cinefili nei suoi confronti è assoluta ed eterna. Ha buttato tutto se stesso (e i suoi soldi, vendendo i suoi pregiati vigneti californiani) per realizzare questo progetto a cui lavora da quarant'anni e che nessuno voleva finanziargli e lasciare una grandiosa opera testamento. Ci spiace unirci al coro, ma il risultato è piuttosto tragico. Un film (pur sempre realizzato con grande abilità) in cui una visionarietà di maniera produce un guazzabuglio inutile di situazioni e citazioni dei classici che non raccontano nulla di nuovo e sfiora la banalità o al più l'irrilevanza. Peccato (soprattutto per i suoi vigneti)
Gianni Amelio Campo di battaglia
Presentato in concorso alla 81a Mostra del cinema di Venezia, "Campo di battaglia" è il quattordicesimo film diretto da Gianni Amelio. La sobrietà, il rigore stilistico e l'impegno morale sono i tratti decisivi del suo cinema e questo film ne conferma le qualità. Tuttavia tematiche e ambientazione (la pima devastante guerra mondiale e i dilemmi che pone) fanno un pò impallidire questa opera pur apprezzabile perchà inevitabilmente si è portati al confronto con dei capolavori assoluti che hanno segnato la storia del cinema (solo per rimanere nell'ambito italiano citiamo "Uomini contro" di Rosi e "La grande guerra" di Monicelli). Un buon film che un pò si perde narrativamente che peò non tocca corde profonde come altri hanno saputo fare
Michele Riondino Palazzina LAF
Le rassegne estive sono una ottima occasione per recuperare film che avete perso durante l'anno. Tra questi vi consigliamo "Palazzina LAF" di Michele Riondino. Ambientato nel 1997 all'ILVA di Taranto, narra la vicenda che ha portato al primo processo italiano per "mobbing" dei lavoratori, conclusosi nel 2006 con la condanna dei vertici aziendali. Un benvenuto ritorno del nuovo cinema italiano (spesso perso in una pletora di film su drammi familiari e saghe psicologiche) ad un cinema di impegno sociale e politico che ricorda una stagione passata di grande cinema civile (il rimando a "La classe operaia va in Pradiso" di Elio Petri, degli anni settanta è piuttosto naturale, anche se contesti e spessore sono alquanto diversi)
Kelsey Mann Inside Out 2
Anche chi non ha una grande propensione per i film di animazione non può non riconoscere che nel genere ci sono dei veri e propri capolavori. E il primo Inside Out (del 2015) è sicuramente uno di quelli, capace di far uscire dal cinema anche il pubblico adulto con il sorriso sulle labbra e una aumentata empatia con il mondo e con le proprie emozioni. Fare un sequel del primo film perazione in cui il rischio di deludere era molto più elevato di quanto fosse comodo riprendere un format di grande successo. Una sfida da cui la Pixar e Disney sono uscite vincenti, aggiungendo complessità e nuovi colori al viaggio divertente e non banale nella mente della piccola Riley alle prese con le novità dell'adolescenza