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Giurato numero 2
Clint Eastwood


Uscendo dalla proiezione di "Giurato numero due", ultimo film del novantaquattrenne Clint Eastwood, si prova quella soddisfazione che si provava dopo aver visto "The Post", bellissimo film di Spielberg del 2017: assistere ad un film classico senza fronzoli e invenzioni pretenziose che si affida ad una grande potenza narrativa e capacità registica per dire qualcosa di importante e per far ragionare il pubblico. Il centro del discorso di Eastwood rimane il conflitto tra l'esistenza umana con le sue idealità e le sue miserie e i doveri individuali e collettivi. Forse non siamo ai livelli di "Mistyc River" (film di Eastwood del 2003), ma nel panorama attuale di cinema di insignificanti effetti speciali e di autoreferenziali intellettualismi estetizzanti, un film del genere (e di genere) è una boccata di ossigeno di cui avevamo bisogno. La tensione narrativa ed emotiva è garantita da una regia rigorosa e senza fronzoli, da una sceneggiatura che sfrutta gli stilemi del legal drama per mostrare dilemmi umani e i conflitti interiori. Forse è cinema di altri tempi, ma è anche cinema significativo. Trama e prove attoriali possono essere un pò frusti, non serve ne parliamo più di tanto, ma il risultato è soddisfacente, quasi un manifesto didascalico di come si fa un film per i giovani registi. Non possiamo che consgliarne la visione. Non c'è molto altro di questo livello in giro.