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Dio esiste e vive a Bruxelles
Jaco Van Dormael

In questa bizzarra favola surreale Dio non è proprio come l'uomo lo ha sempre immaginato e raccontato, ma è molto più somigliante all'uomo stesso e, per essere più precisi, a uno dei peggiori: un padre-padrone sadico e annoiato. Così la favola diventa molto realistica, così realistica che a un certo punto non sembra più una favola, ma riproduce uno spaccato della più misera realtà, andando a perlustrare gli angoli più bassi e a tratti anche quelli più poetici del nostro mondo.

Sembra proprio una triste vita come tante quella di Ea, figlia di un padre prepotente, egoista e malvagio. Con una madre sottomessa e un fratello “scappato di casa”, un po' hippy. Una grigia famiglia come tante che si differenzia solo per un piccolo particolare, si tratta della famiglia di un dio che con il suo personal computer governa il mondo.

Un giorno, però, la ragazza decide di ribellarsi e di seguire le orme del più famoso fratello Jesus Christ... e qui comincia la 'favolosa avventura' che verrà narrata nel Nuovo Nuovo Testamento. Espulsa da un oblò di una lavanderia self-service va a scoprire il mondo, recluta uno scrivano clochard e sei apostoli, uno più bizzarro dell'altro, per combattere l'ira del Padre, a cui ha manomesso il computer dopo aver spedito agli uomini via sms la data del loro decesso.

Una favola che suscita emozioni forti, che fa ridere e piangere, ma che, nonostante qualche incursione che va a toccare corde profonde, resta sospesa a mezz'aria senza mantenere tutte le promesse che ha lasciato trapelare all'inizio, perdendosi in un vaso di fiori.