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Berlin Alexanderplatz (Serie TV)
Rainer Werner Fassbinder


Un film (fatto per la televisione, ma che sarebbe da guardare al cinema) di 15 e passa ore organizzato in 13 episodi (più il quattordicesimo che chiude l'opera con una fantasmagoria onirica del protagonista) che rappresenta forse il culmine della produzione artistica di un regista bulimico che ha al suo attivo una sterminata produzione teatrale e cinematografica. Il tentativo ritenuto da tutti quasi impossibile di rendere cinematograficamente un romanzo-mondo come il Berlin Alexanderplatz di Alfred Doblin (del 1929). Ambientato nella repubblica di Weimar che vede i prodromi della "irresistibile ascesa" del nazismo nella Germania del dopoguerra. Una storia cruda di un sottoproletario che vie ai margini della società sfruttando le donne (è in carcere per aver ucciso una delle prostitute sotto la sua protezione) che esce di prigione disorientato e impaurito e che cerca di trovare il suo posto in un mondo sordido e regolato dalla miseria e dai meccanismi del potere. E che cerca l'amore che a sua volta è vissuto come esercizio di controllo e di sopraffazione. Un'opera dura, oscura e stratificata, che scava nei meccanismi delle relazioni interpersonali e di classe e nei loro lati oscuri, di cui il nazismo offrirà la sua geometrica e terribile espressione. Una chiamata alla responsabilità dell'individuo nella storia (personale e politica) che mostra come l’individuo possa cercare di cambiare gli eventi anche se vigliaccamente li vive come un accanirsi della cieca sfortuna e delle pressioni esterne che gli servono come alibi per giustificarsi e deresponsabilizzarsi. Una visione non semplice ma che non può che offrire, al di là della inquietante potenza estetica) delle riflessioni vitali anche per il nostro tempo. Assolutamente da recuperare e vedere