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Due anniversari su RaiPlay


Dopo aver visto quel capolavoro biografico che è "Ennio" di Tornatore sulla vita di Ennio Morricone probabilmente si può rimanere delusi da altri documentari su grandi personaggi del cinema e della cultura della nostra storia nazionale. E sicuramente "La voglia matta di viviere" non ci soddisfa pienamente. Forse il fatto che a girarlo sia il filgio Ricky Tognazzi lo ha fatto ripegare su una ricerca più intimistica e aneddottistica sulla vita del padre. Alla fine però molti degli spunti più interessanti e di valore del personaggio Ugo Tognazzi risultano solo tratteggiati e poi abbandonati. Tuttavia solo il vedere la sua faccia strafottente e tragica allo stesso tempo ce lo fa apprezzare in tutta la sua forza e vitalità esuberante. Il suo aspetto gentile, di amante della cucina, delle donne, della famiglia e della vita appare bene, forse meno la sua centralità di "maschera" della commedia italiana del dopoguera, per insistere invece sulla sua delusione finale di essere stato messo in disparte nell'ultima fase della vita dal mondo del cinema e del teatro a cui tanto aveva dato. Comunque chiunque lo ricordi nelle sue straordinarie interpretazioni, apprezzerà di ritrovarsi accanto ad un uomo che probabilmente tutti avremmo voluto come amico.



"Per Lucio" è il documentario del regista casertano Pietro Marcello presentato al Festival di Berlino del 2021 dedicato alla vita del grande cantautore bolognese. E' un grande documentario autoriale, che trascende i limiti dell'agiografia tradizionale per cogliere appieno, attingendo ad una grandissimo materiale di repertorio pubblico e privato, la sua umanità, le sue contraddizioni e il suo amore per la gente con amorevole attenzione agli "ultimi". Concentrato particolarmente sulla parte considerata più "impegnata" della sua produzine artistica dove centrale è la collaborazione con il poeta Roberto Roversi, la sua sensibilità emerge in un profondo intreccio con la storia economica, sociale e politica dell'italia degli anni settanta. E il racconto di Dalla è affidato alla conversazione tra due sue grandi amici, ovviamente entrambi bolognesi, che si ritrovano nella trattoria frequentata con il cantautore a scavare nella loro memoria di episodi e racconti. Si tratta del manager storico di Dalla ("Tobia", al secolo Umberto Righi) e del filosofo Stefano Bonaga. Che ripercorrono la loro collaborazione e amicizia con il cantautore restituendo appieno la grandezza umana di un artista che, secondo una sua intervista, se non fosse diventato un cantante, avrebbe voluto fare l'imbianchino. Una umanità che trovate altrettanto splendidamente tratteggiata in questo articolo di Simonetta Scandivasci, uscito per il Foglio: https://www.ilfoglio.it/musica/2021/02/27/news/la-poesia-delle-mutande-1944625/