CULTURA E TEMPO LIBERO

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Le fontiere del mondo, Viaggio nella filiera del container
Andrea Bottalico (Edizioni dell'asino)


Marx esordiva nel "Capitale" con la lapidaria sentenza: "La ricchezza delle società nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico si presenta come una immane raccolta di merci". Parafrasando si potrebbe dire che nel modo di produzione capitalistico nell'era della globalizzazione la ricchezza si presenta come "una immane circolazione di una immane raccolta di merci". Le infrastrutture logistiche che innervano questo movimento e le innovazioni tecnologiche che ne hanno permesso l'ampliamento poderoso sono di importanza vitale per comprendere il mondo contemporaneo, anche se spesso sono invisibili ai più (un parallelo che sempre colpisce è come si tenda ad ignorare la realtà materiale che sta dietro lal mondo "virtuale" delle telecominicazioni digitali in cui tutti operiamo: i cavi sottomarini della fibra ottica che connettono fisicamente continenti e nazioni, una infrastruttura di importanza strategica su cui incombono sia i normali pericoli geofisici, sia le tensioni geopolitiche che in questo campo hanno visto la grande competizione tra Usa e Cina. Senza questa infrastruttura tutto il mondo di internet e transazioni economiche di miliardi non esisterebbero più). Per capire questo mondo nascosto Andrea Bottalico, ricercatore universitario, intraprende un viaggio tra i porti del Mediterraneo (tra cui quelli sempre più marginalizzati italiani come Genova e Gioia Tauro) per approdare infine ai grandi porti vincenti del Mare del Nord. Il suo è un quasi-romanzo, in cui l'analisi delle trasformazioni della logistica (l'invenzione del container che cambia radicalmente i numeri della circolazione delle merci e modifica definitivamente i rapporti con la forza lavoro nei porti, fino alla quasi completa automatizzazione del porto di Amburgo) si mescola ai racconti umani della gente che nel porto lavora o dirige elle valutazioni sugli sconvolgimenti dei paesaggi coinvolti in questo enorme sistema. E' un mondo completamente opaco, chiuso dalle barriere e recinti militarizzati, in cui la Merce scompare dentro ai container, la legislazione e i rapporti tra chi governa il flusso delle merci e la rete di lavoratori che viene impiegata è frammentata e sfuggente ("è possibile incrociare una nave di proprietà greca, costruita in Corea, noleggiata da un operatore danese che impiega marinai filippini tramite un agente di equipaggi cipriota. La nave può essere registrata a Panama ed assicurata in Gran Bretagna, con merci affidate ad uno spedizioniere tedesco, attraverso terminal container portuali gestiti da operatori con sede a Singapore o a Dubai"). E' una ricerca che non ha alcuna soluzione, ma che permette di incrociare i destini di persone (i "camalli" genovesi, i dirigenti delle compagnie di Trasporto, i loro proprietari) e di luoghi geografici che sono potentemente investiti dalle trasformazioni del flusso della merce ( la rete logistica padana retrostante al porto di Genova ad esempio o lo svuotamento di interi villaggi per l'ampliamento delle banchine del porto di Anversa). L'unica conclusione a cui si può arrivare è quella tristemente sottolineata da un portuale genovese all'inizio del libro: dopo l'avvento dei container e l'esplosione dei numeri del trasporto il porto non è più dei suoi lavoratori, oggi è della Merce e di chi (le grandi compagnie logistiche) ne governa i flussi.