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Kid A Mnesia
Radiohead


Una strenna natalizia da parte di una rock band del passato o una operazione meta-musicale che riporta al centro uno snodo della musica di inizio millennio con un portato di visioni compositive, metafisiche e politiche che dopo vent’anni sembrano ribadite da una sorta di autoavveramento? Entrambe le cose!

Che i Radiohead siano stati il più importante gruppo rock degli anni 2000 (come gli U2 lo furono per gli anni 80 e il duo Nirvana/Pearl Jam per i 90, separando in modo grezzo) crediamo ci siano pochi dubbi, anche per chi non ha mai molto amato la band dell’Oxfordshire. E, scusate la piccola polemica, il successo dei paesani Maneskin ci fa capire quanto poco di innovativo e di sostanziale sia stato prodotto dopo.

Nel novembre del 2021, 20 anni dopo la loro uscita, i Radiohead ripubblicano in un box-set i loro due album “Kid A” e “Amnesia” assieme ad un terzo disco con materiale vario inedito o rielaborato dell’epoca. I due album condensati qui con il titolo “Kid A Mnesia” erano stati concepiti assieme come un album doppio, poi fatti uscire separatamente a distanza di pochi mesi nel 2000 e 2001. Diverso il successo di pubblica e di critica (il più innovativo “Kid A” primo nelle vendite degli Stati Uniti, “Amnesia” meno apprezzato da pubblico e critica, considerato una appendice minore del primo pur se più duro e punk) ma entrambi segnano una svolta radicale con l’incontro di una rock band con le atmosfere dell’elettronica inglese e assume una dimensione più rarefatta, oscura e distopica. Questa ristampa triplo album è un vero “ritorno al futuro” in un panorama rock piuttosto desolante. E un bel regalo di Natale.

(l’uscita di “Kid A Mnesia” è stata accompagnata dalla “Kid A Mnesia Exhibition”, una mostra digitale per computer e PlayStation che è una sorta di virtual tour grafico nell’immaginario estetico e sonoro di quei dischi partorito da Thom Yorde e Stanley Donwood, il curatore di tutte le copertine e libretti interni dei dischi dei Radiohead. Se volete saperne di più leggete l’ottimo articolo di Edoardo Vitale pubblicato su Rolling Stones: https://www.youtube.com/watch?v=OTn8XodTyck )