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La ricreazione è finita
Dario Ferrari (Sellerio)


Nel pur vivace (ma sempre un po' provinciale) panorama italiano un libro sembra mettere d'accordo tutti (in positivo), critici e lettori Si tratta della opera seconda di un giovane autore di Viareggio (dato non secondario perchè la toscanità non solo come luogo geografico ma anche come temperie e umorismo è un elemento ben presente nel libro). Tre sono i piani narrativi che si intrecciano: Il primo + la vita del protagonista Marcello Gori, trentenne adolescenziale senza lavoro, ambizioni e piani per la vita se non quello di evitare di andare a continuare la attività paterna di gestione di un bar e a questo scopo, tra i tanti espedienti che gli permettono di procastinare scelte, parteciperà ad un concorso per un dottorato in Letteratura (e diciamo la veità, il suo poi abortito progetto iniziale di ricerca era di scrivere qualcosa su Gadda, Bolano e Foster Wallace è veramente geniale, forse il progetto di ricerca perfetto nel suo volare alto nel modo della letteratura pur rimanendo nella confusa vaghezza). Il secondo è la narrazione ironica e feroce del mondo accedemico e dei suoi meccanismi iperuranici con cui deve fare i conti per portare avanti il suo dottorato. Un mondo di vanità e di giochi di potere che Ferrari descrive con una sagacia e un umorismo feroce e che scatena risate gustose su situazioni e modalità che sembrano incredibili ma che, ahimè, sono una descrizione dettagliata. Il terzo piano narrativo è quello della ricerca che Marcello inizia su indicazione del barone universitario Ognissanti (il mentore del suo dottorato), che boccia le sue idee sui grandi nomi della letteratura e gli consiglia di volare basse e crearsi una conoscenza di nicchia (vero motore della conservazione accademica) occupandosi di un autore locale (tale Tito Sella, viareggino) che oltre ad essere un letterato era stato pure un protagonista (in tono minore, nella provinciale toscana) del terrorismo e della lotta armata (fondando con altri amici una improbabile e sgangherata formazione rivoluzionaria e che si farà molti anni di galera). Ea questo romanzo nel romanzo Marcello via via si appassionerà sempre di più. Approfondendo la storia di Tito Sella e degli anni di piombo entra in rimando di vicinanza/distanza esistenziale con questo suo coetaneo dalla storia così diversa dalla sua, Lui, Marcello, segnato dalla ignavia e dal pervicace rifiuto di ogni responsabilità, si mette a confronto con un giovane che invece ha gettato tutto nella urgenza di decidere e di agire e che ha errato in maniera terribile e proporzionale alle sue aspirazioni e urgenze. I tre piani si intersecheranno sempre di più fino ad una svolta quasi in stile "giallo" nel finale. E il finale è luogo di riflessione.
Una scrittura accattivante e mai sciatta. Grande uso di ironia e dosaggio accurato di comicità e momenti più tragici, Un grande risultato questo libro lo ottiene:(ognuno poi è libero di trovarci i difetti che vuole): non è noioso e ce ne si stacca controvoglia.