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Dovlatov - i libri invisibili


Ci sono molte ragioni per correre a vedere un film che resterà poco sugli schermi.
Si tratta di un film russo-polacco, già questa occasione assai rara, ma soprattutto si tratta di un film molto bello, vincitore di un Orso d’Argento a un Festival di Berlino.
Il film ci racconta di un gruppo di intellettuali e artisti dissidenti nella Pietroburgo del 1971. Protagonista centrale lo scrittore Sergej Dovlatov, che verrà considerato uno dei massimi scrittori del Novecento russo, quando i suoi romanzi e racconti potranno essere pubblicati negli Stati Uniti, dove emigrò e dove morì poco più che quarantenne. Suo grande amico Brodsky, vincitore del Nobel per la letteratura nel 1987, anch’egli esule.
Nel film, tuttavia, i nostri scrittori sono giovani sconosciuti che non riescono a far pubblicare i loro scritti e neanche articoli di giornale per sopravvivere, perchè non si adattano al trionfalismo ed all’ipocrisia che il regime chiede loro.
Il film ci fa entrare nella vita disordinata e drammatica di questi giovani ribelli, interessati a quanto avviene fuori dai loro confini. Magnificamente interpretato da tutti, con visi memorabili di familiari, impiegati, operai, operatori di cinema ci fa vivere il clima di oppressione e di opportunismo che caratterizza la vita in Unione Sovietica in quegli anni.
Stupisce che il film sia un film russo, perchè è esplicitamente critico verso la politica culturale del socialismo reale, in modo realistico e convincente. Non un film di propaganda, ma un film che racconta un clima e delle vicende umane molto dure.

Regia: Aleksej Alekseevič German

Produttore: Dariusz Jablonski, Violetta Kaminska e Miroslav Mogorovich

Durata: 26 minuti