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28 anni dopo
Danny Boyle
Sono passati 28 anni da quando (nell'originale "28 giorni dopo" del 2002) Cillian Murphy girava in una Londra desolata e vuota in seguito alla diffusione del virus della rabbia che ha creato gli zombie che minacciano il genere umano. Chiusa da allora nell'isolamento della quarantena l'intera Inghilterra è regredita ad uno stadio pre-industriale di piccole comunità rurali chiuse e prive di tecnologia. Un medioevo postapocalittico in cui un padre ed un figlio si muovono verso il mondo esterno in un viaggio di "formazione" per mettersi a confronto con il pericolo che li assedia. Un rimando evidente a "La strada" di Cormac McCarty che però deraglia perché l'uscire dalla piccola isola in cui vivevano segregati permette al figlio di capire le debolezze e ipocrisie degli adulti (del padre in particolare) e lo spingerà a diventare adulto per salvare la madre e a scoprire confrontandosi con la morte e l'orrore anche l'amore e la speranza, aiutato da un medico (Ralph Fiennes) che rappresenta la cura della razionalità, della scienza e dell'umanità che una società sempre più chiusa nelle superstizioni e negli egoismi oramai hanno dimenticato. Nello stile concitato di Boyle, nei movimenti serrati della camera e delio zoom emerge una critica feroce della Brexit e del vagheggiamento delle comunità chiuse in sé stesse e nelle proprie paure.che deperiscono nelle proprie miserie. Anche se non amate gli zombie e sopportate a stento lo splatter, un film non banale, alla fine.