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Gli orsi non esistono
Jafar Panahi


È uscito da pochi giorni nei cinema italiani un film che ha molti buoni motivi per essere visto. È stato girato, con modalità singolari, in Iran, paese che da tre settimane tiene su di sé l’attenzione del mondo per le rivolte popolari in corso, e sempre piu’ diffuse, scatenate dalla morte, per mano della polizia, di una ragazza che non indossava il velo in modo regolamentare.
Le proteste, inizialmente agite soprattutto da donne, hanno rapidamente coinvolto anche uomini e molti molti giovani e studenti, provocando alcune decine di altre morti per la durissima repressione.

Il regista, assai noto in patria e all’estero, attualmente in carcere per dissenso rispetto al regime politico, era da anni condannato agli arresti domiciliari, con divieto di dirigere films. Divieto da lui aggirato allora, prima della carcerazione, dirigendo da
remoto operatori ed attori in scena. Anche “Gli orsi non esistono“ è girato così. Anzi il film è proprio costruito sulla storia di un regista, recitato da Panahi stesso, che gira un film da remoto.

La trama intreccia la realizzazione del “film nel film“ con vicende che invece accadono realmente a regista ed attori nel piccolo paese ai confini con la Turchia dove il tutto si
svolge.
La situazione offre quindi l'opportunità di raccontare le condizioni di oppressione poliziesca, il soffocante controllo capillare cui la popolazione iraniana è sottoposta.
Gli abitanti del piccolo paese sono ospitali e accoglienti verso l’ospite che viene da fuori, il regista e la troupe, ma il controllo repressivo fa nascere infinite complicazioni che si concludono con la precipitosa partenza del regista e tragici fatti di sangue.
Girato con stupefacente naturalezza da attori non professionisti, ad eccezione di quelli della troupe, il film mostra anche l’estrema arretratezza e povertà delle zone di campagna, la miseria delle abitazioni, insieme alla sopravvivenza di credenze e
rituali arcaici, che costituiscono comunque un legame comunitario.
Film a sua volta povero, fatto con mezzi di fortuna, ma di intensa umanità e poesia.