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Il berretto a sonagli



Gabriele Lavia, in veste sia di attore che di regista, mette in scena al Piccolo Teatro "Il berretto a sonagli" di Pirandello in una versione molto viva e coinvolgente.

Il curioso titolo deriva dal fatto che con questo copricapo, nella Sicilia arcaica, si connotava il marito tradito. E di adulterio, vero o presunto, tratta appunto la commedia. Nata in dialetto siciliano, poi riscritta dall' autore stesso in italiano, viene qui presentata in una stesura che recupera dall' una e dall' altra versione, con una lingua che alla espressività del dialetto alterna modifiche che ne favoriscano la comprensione. La macchina drammaturgica è perfetta, nei tempi rapidi e nella sicurezza con cui mette a fuoco sia i caratteri dei personaggi, che il dipanarsi del "fattaccio" verso il suo imprevedibile epilogo. Il dramma, tuttavia, da piccola vicenda privata, assume il senso di una metafora dei conformismi, dei pregiudizi, delle ipocrisie che regolano i comportamenti sociali, al punto da costringere ciascuno ad essere "pupo", cioè portatore di un ruolo a cui è difficilissimo sottrarsi. Ed anche se un secolo è passato da quando fu scritta, questa favola esemplare ha ancora il potere di mettere in stato d'accusa modelli che continuano a esistere, in forme nuove che ne ripropongono le mistificazioni.

La regia sceglie lo stile di una tensione nevrotica ed un pochino grottesca, che rende lo spettacolo incalzante, ironico e incisivo. Tutti bravi gli attori, e specialmente i due veri protagonisti del dramma di vita e di coscienza: Beatrice, la moglie tradita e ribelle, e Ciampa, il marito cornuto, vittima non disposta a farsi travolgere dal disonore.

A proposito di Pirandello, che è sempre una impagabile riscoperta, vale la pena di suggerire di vedere anche il recente film di Paolo Taviani "Leonora addio", sentito omaggio al maestro siciliano. Si tratta di un film in due parti assai differenti. La prima ricostruisce in un bellissimo bianco e nero, quasi un antico film Luce, il trasferimento delle ceneri di Pirandello da Roma alla Sicilia, con varie disavventure, in un'Italia povera, danneggiata dal fascismo e dalla guerra. Con un salto, sottolineato anche dal passaggio all'uso del colore, il film si conclude con la messa in scena dell'ultima novella scritta da Pirandello, e ambientata tra emigrati siciliani negli Stati Uniti agli inizi del Novecento. Breve episodio, tragico ed insieme toccante, che rievoca la condizione di spaesamento doloroso vissuto da tanti suoi conterranei.