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Cowboy Carter
Beyoncè


"Questo non è un album country, è un album di Beyoncè" ha affermato di recente la cantante. E ha fatto cogliere un punto importante: si tratta di una tappa del suo percorso creativo che attraversa e mescola generi reinterprentadoli alla sua maniera. E' chiaro che pubblicare un disco che prende gli stilemi della musica"bianca" (e spesso "conservatrice") per eccellenza per reinterpretarli e farne patrimonio di una artista nera ha una valenza non solo musicale ma anche politica. Trovare il terreno comune tra i generi "tradizionali" mostrando la vicinanza e le radici comuni tra il country, il blue-grass, il gospel ed il blues, smarcandoli dalle connotazioni razziali che li caratterizzano non è una operazione nuova. Basta ricordare (per andare all'empireo degli artisti) il "Modern Sounds in Country and Western Music" di Ray Charles. Beyoncè si muove su questa traccia per trovare una nuova autenticità che nasce dall'ibridazione e dalla creatvità, che non dimentica le radici culturali e la storia (anche della segregazione razziale) ma che riconosce gli spazi di commistione e condivisione. E certo in questo è aiutata da una voce che può permettersi di interpretare (e mescolare) tutto e da una girandola di collaborazioni e campionamenti che danno a questo disco una felice ricchezza (compresi i brani meno riusciti)