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Mayhem
Lady Gaga (Interscope)


Dopo uscite criticate e passi falsi (il flop al botteghino di "Joker, Folie à deux") forse Lady Gaga ha seguito il consiglio del suo fidanzato: ritornare alle origini del suo pop e di divertirsi con spontaneità e senza farsi soverchi carichi di sperimentazione e di contenuti. Il risultato è un disco accattivante e gioiosamente caotico, in cui tutti gli stili e influenze che hanno segnato il successo di Lady Germanotta si ritrovano e sono rielaborati, se vogliamo anche con maggiore maturità. Riecheggiano i suoi temi (sonori e contenutistici) gotici, il richiamo della disco music, i synth e il funk, le atmosfere industrial e garage. Un prodotto dal confezionamento perfetto, che certo farà piacere alla sua fan base e che gli permetterà di fare un lungo tour mondiale dove registrerà il tutto esaurito nonostante i prezzi esorbitanti con uno spettacolo che sarà certamente smagliante. Ma alla fine, al di là delle rapide scalate negli ascolti su Spotify e dell'ottima operazione di marketing non rimarrà molto di questa ricomposizione d una identità poliedrica (lo specchio rotto in cui si guarda nella copertina) che forse ha esaurito la sua forza dirompente che (sempre come epigono di Madonna) aveva sovvertito le regole dello star system della musica pop.
Alla fine la ballatona classica anni 70 cantata con Bruno Mars che ha sbancato le classifiche pur sembrando anacronistica all'interno del disco, risulta la operazione più riuscita e di spessore.