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IL CONFESSORE
Jo Nesbo (Einaudi)


Non si tratta di una novità in senso stretto (il libro in questione è uscito alla fine del 2014) tuttavia è l’occasione per segnalare questo ottimo autore norvegese di thriller che gode di un'agguerrita schiera di fan e di una vasta pubblicazione in Italia.

In questi anni il mercato editoriale è stato letteralmente inondato da giallisti provenienti dal nord Europa, in seguito al successo di autori più intellettuali come Mankell (trainato anche dalla meravigliosa serie tv della BBC tratta dai suoi romanzi, con Kenneth Branagh nei panni diel commissario Wallander, che riprende in modo più smagliante la pur bella versione della tv svedese) e autori di grande popolarità (non per questo disprezzabili) come Stieg Larsson con la sua trilogia “Millennium”, la Dahl e Anne Holt. Tuttavia in questa sconfinata produzione letteraria Jo Nesbo spicca per la sua capacità di scrittura (senza scomodare Ibsen come ha fatto il New York Times in una sua recensione), per la densità dei suoi gialli e probabilmente anche per una maggior vicinanza agli stilemi del giallo moderno americano che, senza perdere la rarefatta, controversa e brumosa atmosfera del suo paese, ce lo rende più vicino (se dovessi fare un paragone, lo avvicinerei a Jim Thompson). La capacità di entrare a fondo nel lato oscuro del “paradiso” civile nord-europeo, tra gli spettri che si aggirano nella società del welfare socialdemocratico e nei tormenti dell’umanità, ne fanno un autore di libri avvincenti ed inquietanti. Anche lui si afferma con una trilogia (la cosiddetta “Trilogia di Oslo”, che se volete gustare, visto che c’è una trama di sottofondo comune, dovete leggere rispettando l’ordine corretto di pubblicazione: “Il pettirosso”, “Nemesi” e “La stella del diavolo”) e grazie al personaggio di Harry Hole, commissario della polizia di Oslo alcolista e autodistruttivo che ha la sua redenzione nell’amore per una ragazza-madre e il figlio che ha avuto da un padre russo nonché per la sorella affetta da sindrome di Down.

In questo romanzo il commissario viene abbandonato e la vicenda ruota attorno ad un altro borderline in cui gentilezza e bontà d’animo si legano indissolubilmente con la violenza e l’autodistruttività: Sonny Lofthus, trentenne tossicomane che si trova in carcere per un duplice omicidio e che vive nell’ombra del suicidio del padre (poliziotto che si toglie la vita per evitare le accuse di corruzione). Scoprire che il padre in realtà non si è suicidato ma è stato assassinato apre la strada ad una trama non originale di vendetta seriale e di riabilitazione della figura paterna che però Nesbo conduce con grande intensità e maestria. Come sempre la trama è complicata da una miriade di personaggi e storie minori che pero’ sono funzionali ad un affresco che riesce a mettere le mani nel fango di una umanità distorta e brutale, malata e senza via di scampo. E in fondo riesce a trovare un equilibrio in cui i suoi protagonisti riescono ad essere abbastanza credibili nonostante il rischio di cadere negli stereotipi dei “buoni dannati e solitari” e le sue trame giallistiche fanno emergere una scrittura brillante e, in controluce, molto “politica”, capace di guardare ad una società e ai suoi problemi a partire dai suoi luoghi oscuri.

Jo Nesbo

traduzione M. T. Cattaneo
Einaudi Editore
2014, pp. 542,