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L'equazione del cuore
Maurizio de Giovanni


Maurizio de Giovanni ha legato il suo successo alla sua produzione di romanzi gialli, in primis la serie del Commissario Ricciardi e poi quella dei Bastardi di Pizzofalcone e Mina Settembre. E ciò che lo ce lo ha fatto tanto apprezzare è stata proprio la sua capacità di portare all'interno della struttura classica del poliziesco un senso poetico ed elegiaco, aiutato dall'ambientazione nella città che più di ogni altra coniuga tragedia e comicità, vitalità e senso della morte, Napoli. Un equilibrio strano e difficile, quello di tenere assieme la trama poliziesca e il tumulto delle passioni e dei sentimenti che sono il sostrato del delitto e fanno da controcanto alla realtà dell'indagine. De Giovanni però trova una chiave linguistica e narrativa capace di tenere questo equilibrio (certo non sempre) e di diventare un unicum in un panorama così affollato quale quello degli autori gialli italiani. In questo libro invece abbandona l'ambientazione del poliziesco e di Napoli, per sbilanciarsi completamente sul versante del sentimento e della riflessione esistenziale (anche se un elemento di mistero aleggia sull'incidente che ha ucciso la filgia e il genero del protagonista del romanzo e ha ridotto in fin di vita il nipotino). E' un azzardo riuscito in parte. Certo la qualità della scrittura è sempre alta, il racconto è tragico e doloroso ma è intriso di dolcezza e delicato,mai eccessivo, ma la decrizione del percorso emotivo del burbero e abitudinario professore di matematica, normalmente uso a sistemare tutto con la logica e le armonie matematiche con cui si scontra la realtà caotica dei sentimenti, del dolore e dell'amore, a tratti sconfina con lo stucchevole e risulta un pò schematico. Per dirla in sintesi, non un brutto libro, ma di De Giovanni continuiamo a preferirne altri.