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Tempi glaciali
Fred Vargas (Einaudi)


Che cosa hanno in comune un cinghiale, Robespierre e un'isola islandese teatro di atroci delitti? Solo il commissario Jean-Baptiste Adamsberg, lo "spalatore di nuvole", può intuirlo...




L'amante di letteratura poliziesca che mettesse piede per la prima volta in questo mondo particolare, lontano dai canoni del genere, probabilmente faticherebbe a trovarvi il proprio spazio. Colui che invece già abbia avuto modo di apprezzare l'umorismo di certe situazioni e dialoghi sarà confortato dalla continuità narrativa e dal ritrovare personaggi tanto improbabili da saltare fuori dalla pagina.

Aggiungiamo il fatto innegabile che Vargas non ha eguali nella creazione di storie fantastiche e leggende sorprendenti - ieri il sire Hellequin de La cavalcata dei morti, questa volta l'"afturganga" islandese, specie di nebbia assassina e senziente - e abbiamo tutti gli ingredienti per una lettura appassionante e divertita.

Fred Vargas ha forte il senso della narrazione, il gusto del ragionamento portato all'assurdo, e conduce il lettore a disertare i territori della ragione per approdare alle rive del mito e della leggenda. Il suo nuovo romanzo, uno dei più riusciti, è un oggetto di pura poesia, spesso molto divertente. Ciò non impedisce però a Vargas di "vibrare" insieme alle corde dell'attualità quando evoca, attraverso la figura di Robespierre, l'opacità del fanatismo e del radicalismo.