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In Heilbronn/Germany. July 17, 2005

The Bottle Rockets | Blue Rose Records

Elgin Avenue Breakdown

Al di là della generosità dei Bottle Rockets, questo disco dal vivo è il perfetto manuale per la sopravvivenza del rock'n'roll. Due chitarre, basso e batteria, l'essenza. Magari Mark Ortmann, da sempre nei Bottle Rockets, non è un maestro di scansioni ritmiche, ma il suo incedere rigorosamente in quattro quarti è monolitico e indistruttibile, ed essendo il batterista una buona metà di ciò che serve ad un gruppo, qui siamo già un passo avanti. Aggiungerci un bassista preciso che magari sa fare qualche background vocals (Keith Voegele) rende il tutto ancora più funzionale e poi tocca alle chitarre che John Horton e Brian Henneman intrecciano senza cercare virtuosismi o particolari evoluzioni: insieme creano un sound compatto, elettrico, duro che però ha tutto un suo swing e riesce a districarsi nel vasto e bellissimo songbook dei Bottle Rockets. Qui, oltre all'eccitazione dei riff e del volume, bisogna puntualizzare che Brian Henneman non ha la visionarietà di Jeff Tweedy o la sfrontata prolificità di Ryan Adams, ma riesce ad infilare in un songwriting lineare tutto un mondo che, arrivati in fondo a quest'odissea rock'n'roll, diventa molto chiaro: le storie che racconta sono le stesse di Springsteen, di John Mellencamp o di Neil Young che, non a caso, viene saccheggiato nei bis con Hey Hey My My (Into The Black) e Cortez The Killer.

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