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Round Room

Phish | Elektra/Wea

Elgin Avenue Breakdown

Una momentanea separazione artistica consensuale aveva lasciato orfani gli irriducibili fans di questo fantasioso quartetto del Vermont, esponenti di punta di un intero movimento di rock band dedite alla sperimentazione ed alla libertà di mischiare generi e sottogeneri della musica americana. I Phish restano tra gli antesignani del movimento delle "jam bands", fenomeno tutto statunitense nel quale centinaia di formazioni a livello più o meno locale hanno portato avanti un discorso di contaminazione ed improvvisazione della canzone rock, puntando le proprie forse soprattutto sull'attività dal vivo. Sorta di moderna versione dei Grateful Dead, i Phish passano alla storia principalmente per i loro concerti funanbolici: il rock'n'roll si colora di funky, jazz, pop, musica latina e lascia fluire le emozioni. In studio hanno sempre pagato (proprio come i citati Grateful Dead) questa voglia di fuga, non riuscendo a riproporre la freschezza della esibizioni dal vivo. Questo inaspettato ritorno prosegue invece sulla felice strada inaugurata dal precedente FarmHouse: meno voli solisti e più canzone, attenzione alle melodie in un impasto di tradizione folk e country e spunti pop-rock. Le chitarre di Trey Anastasio e il solismo di Page McDowell al piano restono i punti di forza di una band ancora in grado di sorprendere.

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