CULTURA E TEMPO LIBERO > MUSICA

Cimarron Manifesto

Jimmy LaFave | Red House Records

Elgin Avenue Breakdown

Jimmy LaFave non è mai stato un fuoriclasse, e su questo non c'è dubbio, però è un onestissimo interprete, un ottimo performer e, a tratti, un discreto songwriter. L'influenza principale e in qualche modo determinante, a cui ritorna con una certa regolarità è Bob Dylan, omaggiato anche qui con un'elegiaca versione di Not Dark Yet che magari perde un po' del mistero, delle ombre e delle atmosfere di Time Out Of Mind e guadagna qualche spunto strumentale in più. Le soluzioni minimali e rarefatte scelte per Not Dark Yet sono anche gli spunti più interessanti di gran parte di Cimarron Manifesto in cui Jimmy LaFave sembra ispirarsi, oltre a Dylan, anche alla raffinatezza di un altro texano (di classe superiore), Lyle Lovett. Il tocco chitarristico di Andrew Hardin (a lungo con Tom Russell, tra gli altri), il piano e l'organo di Radoslav Lorkovic, il violino dell'emergente Carrie Rodriguez danno il tono e l'eleganza a Catch The Wind (sfoderata dall'archivio di Donovan), These Blues e soprattutto Lucky Man dove le chitarre acustiche e il pianoforte stendono un tappeto di dolcezza per la voce corposa di Jimmy LaFave che ricorda da vicino gli arrangiamenti di Joshua Judges Ruth, ovvero North Dakota o giù di lì. A suo agio anche con un repertorio più movimentato Jimmy LaFave si fa apprezzare per la volontà di cercare qualcosa in più e, pur mantenendo ben saldi i suoi punti di riferimento (Bob Dylan per primo e su tutti).

Vai all'Archivio MUSICA