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Modern Times

Bob Dylan | Sony Bmg

Elgin Avenue Breakdown

La fotografia di Ted Croner in copertina è forse più esplicita di quanto i suoi filamenti sfocati e sfuggenti lascino intuire. La New York che racconta in uno scatto non c'è più, gli stessi Modern Times del titolo sono ormai oggetto di nostalgia. C'è di più, conoscendo le doti profetiche dei dischi di Dylan: inquieta sapere che Ted Croner è lo stesso fotografo che, pare, abbia immortalato i funghi nucleari di Hiroshima e Nagasaki. Anche perché è un disco in cui si parla spesso di fuggire, di muoversi, di andare e in cui, come sempre succede nei frangenti apocalittici della storia, i rapporti umani e in particolare quelli tra uomo e donna, o comunque amanti, diventano l'ultimo appiglio prima del diluvio. Modern Times riflette i nostri tempi ed è anche il disco più personale di Bob Dylan. Anche così Modern Times è un riflesso dei tempi, che sono sfocati, veloci e confusi come il taxi obliquo nella notte di New York che c'è in copertina, ma a livello sonoro bisogna parlare piuttosto di "old times". Non ci sarebbe nulla di strano, visto che Dylan ciclicamente fugge dalla modernità per tornare a ciò che più gli appartiene fino ad Ain't Talkin' che è la canzone più bella di tutto Modern Times che conclude in modo singolare dicendo: "Non sto parlando, sto solo camminando". Si era capito: il genio è lì, l'enigma continua, le canzoni restano per sempre.

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