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Live In Boston 1970

The Doors | Rhino

Elgin Avenue Breakdown

All'epoca Jim Morrison era già il nemico pubblico numero uno (poi, quasi passandosi il testimone, lo sarebbe diventato John Lennon) e, come se presagisse un futuro minaccioso (gli resta poco più di un anno) ogni show dei Doors diventava un punto di domanda tra arte e caos. Ovunque, e a Boston, in particolare: il concerto è una nave di folli che naviga vista, nel senso che non c'è nulla di prevedibile, e se il primo set è avvincente, il secondo è travolgente. Forse i Doors non hanno avuto la solidità degli Stones o la complessità dei Dead, ma di sicuro sapevano portare uno show al punto di rottura, passando senza soluzione di continuità tra Kurt Weill e dense interpretazioni dei loro cavalli di battaglia (Roadhouse Blues, Light My Fire, When The Music's Over) che con il tempo hanno assunto la dimensione di veri e propri classici. I Doors sono al massimo della loro potenza con John Densmore che è un motore inarrestabile e Robby Krieger e Ray Manzarek che improvvisano intersecando e improvvisando le note di organo e chitarra (entrambi particolarmente acidi) per dare spazio ad un Jim Morrison straripante. E' ormai un mito nel suo elemento: più politico che erotico, riprende Mystery Train in una versione spiritata, arringa la folla, urla, si contorce, si danna l'anima. Questi erano i Doors nel 1970: per fermarli, bisognava togliere la corrente.

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