|
Troy Louden è un criminale psicopatico. Ciò non toglie che ci sia una folle lucidità
in quello che fa: "La differenza tra il bene e il male la so distinguere, ma non
mi fa né caldo né freddo. Se vedo la cosa giusta e mi va di farla, la faccio; se
invece vedo quella sbagliata, e mi va di farla lo stesso, faccio anche quella".
Appena uscito di prigione, progetta una rapida in un supermercato con un trio di
complici che sembrano un'armata Brancaleone. Hoke Moseley, il sergente della polizia
di Miami protagonista dei romanzi di Charles Willeford, in teoria avrebbe anche
mollato il suo vecchio lavoro (per dedicarsi ad una modestissima attività
alberghiera), ma un'articolata serie di coincidenze lo porta proprio nel centro
del gorgo oscuro della mente di Troy Louden. Tiro mancino diventa così,
all'improvviso, un romanzo sorprendente perché per tre quarti si destreggia
in una sorta di amara commedia esistenziale per poi confluire in un finale,
la rapina e tutto ciò che viene dopo, dove la violenza esplode feroce e brutale,
a bruciapelo, senza preavviso. Hoke Moseley sarà un protagonista disincantato,
quasi dolente, come se dall'alto della sua esperienza e della sua faticosissima
lotta per la sopravvivenza, abbia semplicemente accompagnato gli altri personaggi
verso il loro tragico destino. Un grande romanzo per uno scrittore da riscoprire.
|
Vai all'Archivio lIBRI
