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Un uomo senza patria

Un uomo senza patria
Altri libri di Kurt Vonnegut:
La società della camicia stregata
   o Piano meccanico
Le sirene di Titano
Madre notte
Ghiaccio-nove
Dio la benedica, signor
   Rosewater o perle ai porci
Mattatoio n. 5 o la crociata dei
   bambini

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Kurt Vonnegut | minimum fax
Ormai superata la boa degli ottant'anni, Kurt Vonnegut potrebbe legittimamente pensare di essere al capolinea e di trovare un accordo, soprattutto con se stesso, per la "comica finale" della vita. Invece ne ha ancora per tutti anche se paradossalmente fa di tutto per far uscire dalla sua penna caustica più i motivi delle sue passioni che dei suoi risentimenti. Scrive un'elegia, breve ed essenziale, del blues ("La cura più indicata per l'epidemia mondiale di depressione è un dono che prende il nome di blues"), mette in chiaro cosa significa essere un artista dei nostri tempi ("L'arte non è un modo per guadagnarsi da vivere. Ma è un modo molto umano per rendere la vita più sopportabile"), prova ancora una volta a ricordare il palliativo della letteratura ("Volevo che tutto sembrasse sensato, così che ognuno potesse essere felice, sì, anziché angosciato. E ho inventato bugie che si incastrassero per benino e ho reso un paradiso questo mondo meschino"), dettando e trasgredendo i comandamenti a modo suo ("Ecco: ho appena usato un punto e virgola, che in principio vi avevo detto di non usare mai. L'ho fatto per chiarire un concetto importante, e cioè che le regole, anche quelle buone, sono utili fino a un certo punto"). Tutto intervallato da frammenti di vita privata, slogan coloriti, le solite tonnellate di ironia e una lucidità ancora perfettamente intatta Un uomo senza patria non è il primo e si spera naturalmente non sia l'ultimo capitolo autobiografico di Kurt Vonnegut, anche se tutto sommato è il più brillante.

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