È utile, prima si inoltrarsi nel labirinto di
storie e visioni di Isaac Rosa, seguire un'avvertenza che l'autore
lascia, proprio nelle prime pagine, come sintesi delle istruzioni
per l'uso del suo libro: "Attenzione: la meccanica ripetizione
narrativa, cinematografica e televisiva di certi atteggiamenti,
ruoli o semplice aneddoti descrittivi di un determinato fenomeno o
periodo finisce per trasformare tali elementi in luoghi comuni, in clichè più o meno fortunati che, se utilizzati in narrazioni che
non vanno oltre il paesaggismo o il ritratto di costume
(all'interno del tranquillo percorso dei generi abituali),
provocano simultaneamente il malessere del lettore inquieto e la
pace del lettore superficiale". Un rischio che non si corre
nemmeno per sbaglio con Isaac Rosa che gioca con la lettura e la
scrittura scavando nella memoria e nella storia recente della
Spagna, costruendo un romanzo che procede per strappi, deviazioni,
spostamenti (anche nella forma della pagina) e sorprese dietro
l'angolo. Al lettore è chiesta qualcosa in più della sua
complicità. Ci vogliono "la sua intelligenza, la sua paura, la sua
immaginazione e i suoi desideri" scrive Isaac Rosa nel cuore del
romanzo ed è come se usasse, con sorprendente abilità, la
narrazione per un gioco di ruolo, tra lettore e scrittore, dove la
parola fine è soltanto il lungo intervallo di una pagina bianca.
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