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Road Movies

Lee Ranaldo | Quarup

L'intuizione è essenziale e brillante nello stesso tempo: visto che la vita del musicista è fondamentalmente on the road, e i Sonic Youth di strada ne hanno fatta parecchia, Lee Ranaldo ha ben pensato di tenere degli spiccioli diari di viaggi tra un tour e l'altro. "Era una cosa da nulla? Lo dirà il tempo. Era ora di accendere i motori e andare": la partenza, così come tutti i Road Movies è elementare, proprio nel segno di Jack Kerouac, ma con uno sguardo attento all'evoluzione delle idee perché "scorrono attraverso gli anni" e ancora "galleggiano, salgono nell'aria aperta e vagano libere fino a sparire dalla vista". Gli appunti si susseguono, senza soluzione di continuità, con una scrittura grezza e informale che deve alla sua immediatezza gli spunti migliori e i racconti della vita in tour dei Sonic Youth si sovrappongono alle confessioni personali di Lee Ranaldo ("A quei tempi la mia vita non era solo volti e luoghi, c'erano sensazioni che non ho più provato, emozioni e idee congelate insieme a quel periodo e quel posto") ma anche nella fiducia tout court nel potere salvifico della creatività: "Se uno vuole andare avanti deve scegliere la vita, l'attività, il mondo, la creazione. Ma sempre temperati dalla nuvola nera e dalla sensazione che il tempo è limitato per tutti noi, non importa quanto cerchiamo l'infinità. È un concetto, un sogno che non ha fine. Cerchiamo una terra senza confini, cerchiamo una speranza eterna".  

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