Non è un paese per
vecchi
Cormac McCarthy ! Einaudi
Sullo sfondo di un noir cupo e crepuscolare,
Cormac McCarthy costruisce una complessa mappa della decadenza della
civiltà americana. Il pretesto al centro della storia è classico, un
sacco di soldi, ma l'intreccio delle corse all'oro e delle guerre
per averlo offre un spettro composito e piuttosto fedele della vita
sul border: uno sceriffo in piena crisi d'identità, un loser che
sfiora il colpo grosso, un killer folle e devastante, molti
personaggi minori che vengono travolti dalla propria disperazione
ancora prima che dalla furia degli eventi. I margini di manovra sono
pochissimi perché l'unico spazio aperto è un freddo e inospitale
deserto: anche la strada, quella strada che dovrebbe essere di
tutti, diventa soltanto una piccola parte della frontiera, così
com'è costellata da anonime smalltown e malinconici motel. Un
paesaggio bucolico e privo del lirismo della Border Trilogy
che s'incendia repentinamente di sparatorie e violenze, come se
fossero le armi (ce ne sono per tutti i gusti) a comandare e a
dirigere gli uomini, le donne, la storia stessa. Resta soltanto la
distruzione e l'impressione finale è che quello raccontato da Cormac
McCarthy non solo "Non è un paese per vecchi", ma ormai è anche una
nazione giunta ad un punto di non ritorno, dove si respira una cupa
atmosfera, come, con molta sincerità, recita lo sceriffo Bell nelle
battute finali: "Era la sconfitta. Era la sensazione di essere stato
battuto. Una sensazione più amara della morte". Crudo, amaro e per
niente consolatorio.
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