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Preston Falls

David Gates | Feltrinelli

Una soundtrack costante arriva dall'autoradio, dai nastri e dai dischi, dagli spot televisivi, dalle sonorizzazioni dei supermercati e degli aeroporti. Anche dalla passione, come capita a Dougie Willis, protagonista maschile di Preston Falls, che ama suonare la chitarra. Ne ha quattro, tutte rigorosamente di marca e vintage: Fender, Gibson, Martin, Rickembacker.
Di professione è dirigente delle relazioni pubbliche, ma non manca mai di suonare la sua Telecaster sopra Talk Is Cheap, il primo album solista di Keith Richards. La moglie, Jean Karnes, la chitarra non riesce più a suonarla (con due figli, è un po' difficile), ma in gioventù sapeva a memoria tutte le canzoni di Blue di Joni Mitchell. Lei e lui si sono incontrati ad un concerto di Bob Dylan nel periodo della conversione cristiana (sono usciti prima della fine) tra Slow Train Coming e Saved. I tempi, come direbbe lo stesso Bob Dylan, cambiano e Preston Falls racconta, con intensità e amarezza, una famiglia che si sta separando.
A Dougie Willis, poco portato al dialogo e più incline a sogni del tutto inconcludenti, resta soltanto un'improbabile rock'n'roll band (con un nome futile, Air Bag) con cui prova e riprova l'attacco di Walk This Way. Poi anche il "tempo di rock'n'roll" come lo chiama David Gates (da New York, scrive di libri e musica per Newseek) svanisce: a Dougie Willis sparisce on the road e a Jean Karnes rimangono i figli e un'infinità di rimpianti, che nessuna canzone, nessuna ballata può curare. Uno dei libri più belli e intensi di quest'anno

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