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Bridge Road

Mamadou Mahmoue n'Dongo | Morellini

Innovativo nell'uso contemporaneo di tanti e diversi moduli narrativi, frammentario e sincopato nel ritmo e nelle atmosfere, lirico nella ricostruzione delle percezioni e dei linguaggi dei suoi personaggi, Bridge Road parte dall'elaborazione di un dato storico (un linciaggio di massa avvenuto negli Stati Uniti nel 1928) per incastrare tensioni, paure, speranze e visioni di vite minacciate dall'intolleranza, dalla violenza, dal razzismo e, in una parola, dalla follia. Con questo spirito ne nasce un romanzo colmo di spazi bianchi, dove ogni pagina è una scheggia di testimonianza, un cardine nel continuo intersercarsi di voci e altrettanto eloquenti silenzi ("I silenzi sono importanti, non le pause, i silenzi. Un silenzio è una frase interrotta. Una pausa, è un tempo... una frase che si assenta...") che sono poi i fotogrammi di un film cupo e minaccioso, purtroppo visto troppe volte e sempre attuale. Però la cifra di Bridge Road non è la denuncia o la presa di posizione (morale) che pure sono implicite: l'alternarsi di toni, forme e modelli della narrazione riesce a creare un motivo costante di suggestione per il lettore, che deve stare molto attento perché "il tempo, l'erosione fa apparire frasi che costituiscono l'essenza, la verità del monologo, del dialogo, del discorso". Si scova così, con molta partecipazione, uno dei libri più stimolanti e interessanti di quest'anno.

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