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Una domenica in piscina a Kigali

Gil Courtemanche | Feltrinelli

Una domenica in piscina a Kigali

Succede tutto dentro e attorno ad un hotel di Kigali. Un luogo così provvisorio da sembrare definitivo: nel Rwanda al tramonto del Novecento i commerci (di armi, di medicinali, di idee, di informazioni e di fedi) avvengono tra un cocktail e l'altro, nei corridoi, ai buffet. Ambasciatori e agenti segreti, giornalisti e mercanti, volontari e missionari sembrano tutti quanti dediti, almeno agli occhi di Valcourt, il protagonista di Una domenica in piscina a Kigali, ad un enorme e continuo traffico, indifferente all'apocalisse che sta crescendo negli intestini del Rwanda. Valcourt, in un'atmosfera surreale da crepuscolo degli dei, s'innamora perdutamente di una ragazza che ha il volto disperato del meticcio: è una hutu, ma ha le forme e l'eleganza dei tutsi. Una volta sposati, Valcourt si rifiuterà di lasciare il Rwanda una volta cominciato l'atroce genocidio dei tutsi per stare accanto a Gentille (questo il nome della moglie) e vivere fino in fondo la disintegrazione di un paese non meno che di un'umanità e delle sue speranze. Con Una domenica in piscina a Kigali, Gil Courtemanche trasferisce in un romanzo lineare, senza grandi pretese linguistiche, ma sicuramente efficace, una chiara e nitida interpretazione del genocidio in Rwanda (compreso il ruolo ambiguo e brutalmente utilitaristico del cosiddetto mondo occidentale).

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