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Niketche

Paulina Chiziane | La Nuova Frontiera

"Siamo giumente smarrite che galoppano nella vita, che ricevono briciole, sopportano intemperie, facendosi l'un l'altra la guerra. Il tempo passa, e un giorno tutte noi saremo dimenticate. Ognuna di noi è un ramo isolato, una foglia morta, alla mercé del vento" dice ad un certo punto la protagonista di Niketche e si riferisce a tutte le donne che, in un festival della poligamia, hanno ruotato intorno a suo marito Tony, lei compresa. Romanzo di grande intensità, pieno di ritmo e di colori (come già a suo tempo Il settimo giuramento) Niketche è nello stesso tempo un quadro caleidoscopico della cultura mozambicana, un'articolata esplorazione dei linguaggi inarticolati del cuore e anche una complessa discesa nei bassifondi dell'amore che Paulina Chiziane ad un certo punto racconta così: "Non avere un amore non è destino, è un disastro. Impara bene questa mia lezione. L'amore è un investimento. Nasce, muore, rinasce, come il ciclo del sole. Guarda, poi non dire che non te l'ho insegnato. L'amore è una torcia, è compito tuo mantenere accesa la fiamma. Tutto il resto sono trucchi, mia cara. Tecniche. Astuzie. Tutto nella vita è mortale, tutto si spegne. Se la tua fiamma si spegne è tua la colpa. Fa quello che ti dico e nessuna magia ti sconfiggerà in questa vita". Molto accurata la traduzione di Giorgio De Marchis che firma anche una breve e utilissima postfazione.

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