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Il silenzio

Francesco Biamonti | Einaudi

Tra i più importanti scrittori italiani, e per certi versi sottovalutato, Francesco Biamonti è scomparso nel 2001 lasciando un'esigua e bellissima bibliografia: L'angelo di Avrigue, Vento largo, Attesa sul mare e Le parole, la notte sono romanzi ai confini della poesia, dove la ricerca linguistica, l'attenzione alle frasi e ai colori regalano emozioni ad ogni passaggio. Anche Il silenzio, essenzialmente l'embrione del romanzo che avrebbe dovuto essere, segue le stesse coordinate ed è un omaggio dovuto ad un autore unico. Anche per la sua ritrosia, per la mancata vanità, per quel suo rifugiarsi tra le colline dell'entroterra ligure al confine con la Francia, sempre in cerca della sfumatura giusta, dell'accostamento cromatico, della luce, come a voler trasformare la scrittura in qualcosa di molto vicino ad un'arte visiva. Nell'appendice di questo libretto, anche alcuni spezzoni delle rare interviste dove brillava la sua coerenza e una lucidità con pochissimi termini di paragone, come quando traccia l'identikit dell'intellettuale odierno: "Se non è un lacché dei politici, un lacché della televisione, uno da avanspettacolo, ce l'ha sì, un ruolo. Se scrive in modo onesto una prosa onesta sugli esseri umani, come dice Hemingway, che in fondo resta un maestro di stile. Ce l'ha sì questo ruolo: restituire l'emozione che dà il mondo, la vita, la contemplazione della rovina, la contemplazione del sorgere della vita.

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