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Mambo vagabondo

Giuseppe Bandirali | Ultimo Edizioni

C'è una musica strisciante, s'intuisce fin dal titolo, Mambo vagabondo, in questo strano oggetto che è difficile definire soltanto un libro. Si tratta in realtà, e a tutti gli effetti, di una piccola opera d'arte: 450 pagine scritte a mano, due formati, otto copertine diverse, ogni copia numerata e firmata, una follia tutta da scoprire. In questo caleidoscopico turbinio c'è la storia, nella sua essenza autobiografica, di un curioso viaggiatore che si è aggrappato al proprio sogno per sfuggire all'omologazione, all'indifferenza, al provincialismo e alla banalità che ci avvolgono come una malattia infettiva. Un sogno che alimenta la speranza, l'illusione che si trasforma in un incubo, la vita che si nutre dell'arte, i viaggi che sono l'unica realtà: Giuseppe Bandirali confeziona qualcosa in più di un libro cucendo insieme le storie vissute di una vita raminga, soprattutto tra l'Italia e Cuba, con il gusto eccentrico per l'iperbole e per la bellezza. Nel farlo non si accontenta di scrivere solo una bella storia, ma lancia strali qui e là con una verve polemica e comunque garbata che non può non ricordare il Buena Vista Social Club e il ritornello di Chan Chan: "Togli la paglia dal mio cammino che ho voglia di sedermi su quel tronco che vedo e così non ci posso arrivare". Ulteriori informazioni, tutte le immagini e molto ancora su: www.mambovagabundo.com.
Vale la pena dare un'occhiata, è un caso più unico che raro.

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