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Vajont

Renzo Martinelli | Produzione 01

E' un cinema civilissimo, quello di Renzo Martinelli, che ricostruisce, uno degli eventi più controversi, sanguinosi, drammatici ed eloquenti dell'Italia moderna, il Vajont. La diga che, nel mezzo delle Dolomiti, doveva essere il simbolo della rinascita dell'Italia e della sua industrializzazione, un capolavoro d'ingegneria e di architettura (era ed è la diga ad arco più alta del mondo) divenne l'esempio della tracotanza e dell'arroganza della politica e dell'economia nei confronti del territorio, della natura e del rispetto che gli è dovuto. Il 9 ottobre 1963 il monte Toc, già instabile come gran parte delle Dolomiti, franò nell'invaso e la tracimazione spazzò via Longarone e alcuni paesi contigui, lasciando nel fango più di duemila vittime. Allora la stampa, sempre organica agli apparati economici e politici, parlò di fatalità, di incidente, di tragedia. In realtà, come il film testimonia (attingendo alle sentenze della magistratura) il Vajont fu il frutto di una lunga serie di indicibili ambiguità in nome del profitto e di quella svendita del territorio che in Italia non è mai finita. Bravissimi gli attori a partire da Daniel Auteuil ad uno straordinario Leo Gullotta, da Philippe Leroy fino a Laura Morante nel ruolo di Tina Merlin, giornalista che prima, sola ed inascoltata a lungo denunciò i pericoli della diga, ricavandone, in cambio, solo una querela (ed è ormai storia).

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