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I soliti sospetti

Bryan Singer | Lucky Red

Un caso più unico che raro questo de I Soliti Sospetti, film di confine tra giallo e poliziesco che non lascia nulla al caso (dalla sceneggiatura alla fotografia) e si impone tra le opere più belle e geniali della filmografia americana degli anni novanta: il giovane regista Brian Synger non riuscirà purtroppo a ripetersi su questi livelli nei suoi passi successivi, ma resta il ricordo di un piccolo film, che mischiando un linguaggio di genere, quello appunto del poliziesco ed una sceneggiatura assolutamente spiazzante per lo spettatore, da vita ad un ritmo incalzante. La trama in fondo non è affatto nuova e si apoggia su una storia apparentemente semplice, rivestita però di colpi di scena continui: dopo una rapina, la polizia sottopone ad un serrato interrogatorio cinque malviventi che sembrano non avere nulla in comune l'uno con l'altro. Solo nel proseguio si scopriranno i punti di contatto e la mente che li guidati. Un cast stellare, con Kevin Spacey in evidenza, per un idea piccola e originale: basta poco per fare cinema.

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