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Ghost dog

Jim Jarmush | Warner

Il cinema di Jim Jarmush è davvero qualcosa di unico nel panorama americano: se dal punto di vista dell'immaginario non può nascondere le sue origini (pensate solo allo strepitoso Dead Man, western allucinato con Johnny Depp), nella confezione e nei ritmi c'è molta Europa e molto cinema indipendente, qualcosa che Jarmush ha respirato da sempre. Ghost Dog, una delle sue opere più riuscite di questi anni, si allinea a queste impressioni: un film sui generis, assolutamente non allineato con i gusti medi del grande circo Hollywoodiano. Un bravissimo Forest Whitaker si infila nei panni di un killer gentiluomo: questa almeno l'impressione che riesce a lasciare Jarmush nell'ascoltatore. Un sicario che uccide usando cervello e rigore, guidato dalla sola riconoscenza verso un anziano mafioso. Nel lavoro e nella vita applica alla lettera i dettami di un antico codice dei samurai, estraniandosi dal mondo e vivendo isolato nel quartiere. Un giorno, violata la sua privacy si ribella e subisce una trasformazione.

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