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Indiana Jones e il Regno del teschio di cristallo

Steven Spielberg | Universal

L’ultimo capitolo della saga di Indiana Jones (solo in ordine di tempo perché qui c’è sostanza per un’altra mezza dozzina di puntate) è un tuffo nella guerra fredda e negli anni Cinquanta. Invece degli irrimediabili nazisti, questa volta i nemici sono degli ineffabili sovietici capitanati da una splendida quanto glaciale Cate Blanchett. Sono proprio loro che perserverano nel tormentare il professore Jones e i suoi amici (ma anche quelle ex amiche che poi, come si scoprirà, sono qualcosa di più) per riuscire a mettere le mani sui teschi di cristallo, fonte di ogni sapere la cui provenienza non è né chiara né nota e nemmeno precisa. Lo spettacolo è assicurato fin dall’inizio, visto che si comincia in un’area dove è in corso un’esercitazione con una bomba atomica a cui, neanche a dirlo, Indiana Jones riesce a sopravvivere, ma ci sono anche molti elementi pittoreschi (a partire da Shia LaBeouf mascherato con i tratti del giovanissimo ribelle Marlon Brando) che riportano agli anni Cinquanta, compresa la natura extraterrestre (anche quella svelata nelle prime sequenze) degli agognati trofei. Naturalmente non mancano sarabande d’ogni genere e colore, piramidi che si muovono, serpenti usati come cime di salvataggio, inseguimenti all’ultimo respiro, voli nell’aria e nell’acqua all’insegna del miglior catalogo di Indiana Jones, la cui miglior arma, anche dal punto di vista cinematografico, è che non perde mai la battuta (e il sorriso).

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