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Full Metal Jacket

Stanely Kubrick | Warner Brothers

“Stava pensando di fare un film di guerra, in quel periodo, ma non sapeva su quale guerra, adesso che ne parlava, non era nemmeno così sicuro di voler fare un film di guerra᾿ racconta Michael Herr nel recente Con Kubrick (minimum fax), diario del rapporto con il grande regista inglese nato proprio durante la lavorazione di Full Metal Jacket. Ispirato dal libro di Gustav Hasford (Nato per uccidere, Bompiani), è uno dei migliori film in assoluto a raccontare la ferocia e la disperazione della guerra. Non è soltanto il Vietnam (e forse proprio per questo Stanley Kubrick volle ricostruire la battaglia di Hue nei sobborghi di Londra, con palme importate dalla Spagna e comparse assunte dalla comunità vietnamita londinese), ma un gelido, lucidissimo e infine amaro viaggio nell’addestramento (nella prima parte) e poi nell’atrocità dei combattimenti (nella seconda). Il perfezionismo maniacale di Stanley Kubrick raggiunge un effetto straniante ed efficace: la furia del sergente Hartman, istruttore dei marines, lascerà un segno inequivocabile nella storia del cinema, così come le scene di combattimento urbano suonano ancora oggi come un mesto presagio di future guerre, già vecchie e già morte. Ma “La guerra è un mondo a parte᾿, come ha scritto lo storico John Keegan e non c’è alcun dubbio che Stanley Kubrick abbia saputo abitarla come nessun altro. Un capolavoro.

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