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Le vie della katana
Piero Colaprico


Piero Colaprico ha iniziato a scrivere di malavita, di assassini, di delinquenza comune e di commistioni con il potere e la politica ben prima della grande inflazione giallistica degli ultimi anni. Lo ha fatto sulla scorta della sua attività di giornalista di cronaca nera e giudiziaria, lo ha fatto nei suoi primi romanzi scritti con Pietro Valpreda e nelle sue opere successive (come non ricordare quel capolavoro che è la "Trilogia della città di M"). Di contro alla poltiglia di commissari e poliziotti che indagano nelle pause in cui non ascoltano dischi di blues o di jazz o cucinano o mangiano manicaretti locali nelle trattorie, le storie di Colaprico sono tutte rivolte a scandagliare i lati oscuri dell'anima umana e alle trame vischiose della criminalità sempre più contigua al potere economico e politico. C'è una sobrietà cronachistica e un disincanto nei suoi noir, che diventano un catalogo delle oscurità dell'animo umano e della società. Pochi fronzoli e abbellimenti, sguardo lucido senza manicheismi di postura che scava nelle pieghe di una società segnata dalla corruzione dilagante che coinvolge uomini e istituzioni, servizi segreti e potentati economici. Senza mai perdere di vista l'attenzione alle vittime, alle vite travolte dai meccanismi del crimine e della violenza. E' una immersione nei fondi oscuri del nostro presente e passato prossimo, nel "fango più fango dei fanghi" per citare un altro romanzo di Colaprico. E per addentrarsi in questo mondo di delinquenti, spie, poliziotti dal passato torbido, corrotti e corruttori, di opportunisti e idealisti senza speranza bisogna seguire le vie della spada giapponese, perchè "mille sono le vie della katana per trafiggere il cuore perverso",