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HUMAN
Yann Arthus-Bertrand


Viene proiettato in questi giorni, in molte città d'Italia, un documentario molto speciale, già presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia nel 2015. Si intitola "Human" ed è finanziato da due Fondazioni non-profit, la fondazione Bettencourt Schueller e la fondazione Goodplanet. L'autore, Yann Arthus-Bertrand è un documentarista specializzato in immagini aeree, impegnato dal 2005 nell'educazione ambientale e nella lotta contro i cambiamenti climatici.

Il film è costituito da una serie di interviste, scandita per nuclei tematici. Sullo schermo compaiono visi, estremamente espressivi, che, nella loro lingua di origine, con didascalie di traduzione, espongon brevemente esperienze di vita e riflessioni. I temi sono l'amore per la terra, la guerra, il lavoro, le discriminazioni, l'amore, la fede, la povertà ed il senso dell'esistenza. Davanti agli occhi degli spettatori si susseguono visi di ogni appartenenza umana e culturale, uomini e donne, giovani, giovanissimi e vecchi, che raccontano di sé con grande partecipazione e naturalezza. I loro visi esprimono le emozioni che il racconto evoca, si interrompono, talvolta piangono. I primi piani sono interrotti talvolta da immagini di paesaggi di una bellezza straordinaria, montagne, deserti, acque, carovane, mercati, feste popolari, mandrie, tutti ripresi dall'alto, dall'aereoplano. Quasi a suggerire che tanto dolore umano e tanta varietà di esperienze ha per palcoscenico l'imponenza suggestiva di una natura superba. Ma certo il senso del film sono le parole dei protagonisti: varii per origine, per età, per genere, per professione, per condizione sociale (anche ergastolani) testimoniano comunque una comune appartenenza al genere umano, appunto. Guardandoli ed ascoltandoli, non si può fare a meno di "sentire" insieme a loro il peso ora doloroso, ora gaio, sempre coraggioso, delle loro esperienze di vita, di condividere i loro sentimenti e le loro riflessioni.

Non si può fare a meno di sentire che le loro vite sono intimamente imparentate con le nostre, che i loro percorsi sono o potrebbero essere anche i nostri. E questo, credo, sia l'obiettivo che si sono proposti i produttori: mettere a confronto gli spettatori di tutto il mondo con una carrellata di figure che ci sono simili pur nella diversità; riuscire a trasmettere agli spettatori il senso di appartenenza profonda ad un destino che, pur nelle infinite varietà di declinazioni ed opportunità, ci lega gli uni agli altri in modo autentico ed ineludibile. Anche se non sono i nostri, il colore della pelle, le acconciature, le lingue, una fraternità di fondo ci accomuna tutti in quel grande contenitore che è l'umanità. A questo allude il titolo e a questo obiettivo il film tende: farci sentire fratelli e sorelle.

Regista: Yann Arthus-Bertrand
Musica: Armand Amar
Produttore: Florent Gilard
Montatori: Françoise Bernard, Anne-Marie Sangla