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Ennio


Tornatore il cinema lo sa fare, che amiate i suoi film oppure no (come il sottoscritto). E questo documentario è un capolavoro di montaggio, ricerca archivistica, passione ed amicizia. Riuscire ad andare oltre all'agiografia (anche se i momenti celebrativi non mancano, ma quasi mai stucchevoli) e rendere l'autenticità e la complessità di un personaggio come Ennio Morricone è un lavoro di alto artigianato che commuove non solo per quello che racconta ma per come lo racconta, Riesce a cogliere non solo il lato geniale del musicista, ma anche la sua capacità di emozionarsi, di soffrire le umiliazioni inflitte e soprattutto autoinflitte, le sue rigidità, la sua voglia di riconoscimento e la ritrosia e umiltà di chi si avvicina agli studi di composizione avendo iniziato a suonare la tromba per le orchestrine di intrattenimento e per cui la musica sarà sempre e contemporaneamente arte e lavoro per il sostentamento della famiglia. E la chiave di volta del genio Morricone sta proprio nella tensione tra i sensi di colpa per l'aver dedicato buona parte della sua attività a scrivere musica considerata, dall'ambiente accademico al cui riconoscimento tanto teneva, un genere spregevolmente commerciale (le canzonette, la musica da film) e la sua vera passione per la musica classica di avanguardia, la musica "colta". Una schizofrenia che si risolve solo nella parte finale della sua vita, quando si rende conto di aver portato la musica di genere ad un livello compositivo così alto ed importante da rompere quelle barriere e dicotomie che l'accademia imponeva. La musica da film diventa con lui non solo accompagnamento, ma matrice che fa vivere il cinema e sostanzia (talvolta determina) anche la sceneggiatura.. E questo è testimoniato dal riconoscimento della grandezza del suo genio da parte di una pletora di persone, registi, cineasti, produttori musicali, musicisti) che hanno portato la loro testimonianza di ammirazione nel film raccontando episodi divertenti dell'eccezionalità di un lavoro che unisce le intuizioni geniali alla dedizione assoluta e instancabile alla sua arte e alle sue idee. E di concerto all'emersione nelle interviste dell'uomo Morricone, con la sua ritrosia, il suo rigore, la sua timidezza questo documentario diventa anche una carrellata di una stagione straordinaria per grandezza, intelligenza e creatività del cinema italiano e mondiale a cui si guarda con nostralgia e ammirazione. Come giustamente ha detto qualcuno, Morricone è stato la colonna sonora della seconda metà del Novecento.
Tra tutti i racconti e battute presenti nel film, permettetici di citare la meravigliosa e splendidamente autoironica battuta di Clint Eastwood (che ha interrotto la complicatissima fase di post-produzione di un suo film per farsi intervistare da Tornatore) che ricorda come la musica di "Ennio" fosse riuscita a rendere espressivo pure lui come attore, ammettendo sorridente che questa è stata una impresa miracolosa.