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Athena
Romain Gavras (Netflix)


Buona parte della critica dopo la proiezione del film al Festival di Venezia ha esaltato il virtuosismo cinematografico dei piani sequenza e l'uso potente e coinvolgente delle immagini da parte del regista (non a caso autore di bellissime videoclip musicali) ma ne stronca la caratterizzazione dei personaggi e la pochezza narrativa che senza andare a fondo nelle contraddizioni della banlieu dove si contorcono disuguaglianze, segregazione e razzismo, mancanza di futuro e violenza, alla fine esaurisce il suo senso in una mera estetizzazione della rivolta e della guerriglia. Qualche fondamento a queste opinioni lo ha dato effettivamente un finale un pò forzato e dettato da un cambio repentino poco elaborato, ma ci sembrano mancare un pò il punto con una richiesta di approfondimento socio-politico da reportage che probabilmente non era neppure nelle intenzioni del regista. Il cinema sulle balieu, sulla loro disperazione e rabbia violenta rappresenta un filone già molto esplorato (sono passati molti anni da "L'odio" di Mathieu Kassovitz) e il riferimento esplicito di Gavras è quello della tragedia greca più che la rappresentazione della realtà o l'analisi sociologica. "Athena" è un film sulla guerra e la violenza, sui legami familiari, sul delitto e la vendetta, in ultima analisi sul destino che travolge tutto e tutti, trasformando eroi e antieroi nel vortice delle contraddizioni. La violenza della banlieu e la rabbia giovanile è come la guerra del Vietnam di "Apocalypse Now", uno sfondo per un viaggio metaforico nell'orrore e nell'insensatezza (e del resto le scene della rivolta tra fumi e fuochi pirotecnici ricorda immediatamente quelle delle trincee illuminate psichedelicamente dai traccianti e dai razzi segnalatori di Na Trang del film di Coppola). Il risultato è l'immersione totale dello spettatore (la rincorsa ossessiva della macchina da presa nel seguire i protagonisti nel caos degli scontri è travolgente nel suo effetto di tensione emotiva) nel tragico gioco del destino dove ognuno agisce ciecamente governato dalle passioni spesso contraddittorie e dal suo senso di appartenenza che travolgono tutto senza che l'individuo abbia coscienza delle conseguenze del suo agire. Un pugno sullo stomaco che vale la pena di ricevere da un film che non lascia indifferenti .