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In fondo al tuo cuore
Maurizio De Giovanni (Mondadori)


Oramai chiunque scrive gialli. Guardate la produzione recente, soprattutto italiana, e vi accorgerete che il genere ormai è inflazionato. Difficile trovare però una qualità della scrittura come quella di Maurizio De Giovanni. Non che manchino gli stereotipi o le “trovate” da feuilleton (un commissario che ha ereditato dalla famiglia la possibilità di “sentire” il pensiero dei morti, l’amore tormentato che il commissario fa di tutto per negarsi nonostante sia ricambiato, l’appuntato omaccione sempliciotto ma integerrimo). Qui, però, l’intreccio indissolubile di amori perduti, di passione e di morte, di tradimento e di amicizia, di generosità e di bassezza trova nella Napoli ante guerra la sua musica più adatta. E come una canzone (o come il caldo infernale che fa da controcanto a tutto il romanzo),

De Giovanni e il suo commissario entrano dappertutto, negli eleganti salotti borghesi, nei bassifondi dei femminielli, nei caffè soleggiati e nelle buie botteghe artigiane, cogliendone l’umanità e il dolore con una efficacia quasi poetica. La storia di un omicidio e dell'indagine che ne scaturisce è il modo di aprire il velo sulle contraddizioni dolenti di una città che esplode di vita eppure è intrisa di tristezza e di dramma. Le ingiustizie sociali e il periodo fascista rimangono sullo sfondo ma segnano il cammino dell’indagine, parte integrante di un affresco quantomai efficace.

E il romanzo commuove come gli sguardi silenziosi di due adolescenti che si trovano tutti i giorni a vedere partire le navi degli emigranti nella loro muta promessa d’amore che andrà inevitabilmente tradita.