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La spia (A Most Wanted Man)
Anton Corbijn


John Le Carrè è sempre una ottima fonte per il cinema e bisogna dire che molti dei film ispirati ai suoi romanzi sono ben riusciti (vedi “La Talpa” o “Il Giardiniere Tenace” per citare i più recenti). Dal suo libro “Yssa il buono” è tratta questa pellicola che va vista almeno perché è l’ultima (e grande) interpretazione di Philip Seymour Hoffman, attore prematuramente scomparso e di cui sentiremo sicuramente la mancanza. La storia ha anche stavolta a che fare con spie e intrighi dell’antiterrorismo (siamo nella Amburgo in cui Mohammed Atta e i suoi complici hanno pianificato l’attacco dell’11 settembre e che è snodo centrale per il controllo del terrorismo islamista e dei suoi finanziatori).

L’intrigo e l’azione, però, non sono la struttura portante del film, che ha i ritmi lenti (ho sentito alcuni lamentarsi, secondo me a torto, della prolissità del film) necessari a sviluppare l’introspezione dei personaggi e le loro relazioni nel gioco sporco che avviene nel territorio grigio delle nostre democrazie: quello in cui, nel nome della sicurezza e della salvaguardia del nostro mondo, tutti i princìpi vengono sospesi e ribaltati. E nel grigiore portuale amburghese ogni personaggio, con i suoi scrupoli, le sue debolezze, i suoi idealismi, le sue ferite finirà schiacciato dalle esigenze superiori della Storia. Una realtà feroce, in cui il bene e il male si fanno confusi, in cui tutti recitano necessariamente la loro parte, contemporaneamente, di vittime e di carnefici, in cui la doppiezza e il tradimento sono gli strumenti che stritolano ogni esistenza e in cui non c’è scampo per nessuno. Non per la figura solitaria e tormentata del capo dell’unità dei Servizi Segreti che, diviso tra dovere e senso della giustizia, cerca una eticità nel suo agire in contrapposizione ai piccoli funzionari ottusi funzionali a chi realmente decide i giochi (che nel film ha l’ammaliante sorriso e fascino di una capo-struttura della Cia). Tantomeno per le povere esistenze martoriate di chi soffre veramente e vorrebbe uscire dal gioco (Yssa) o chi (magari ingenuamente) cerca di aiutarle (la giovane avvocatessa tedesca).

Un film solido, in cui l’atmosfera e la caratterizzazione dei personaggi conta più della trama, splendidamente ambientato e ancor meglio recitato. Un ottimo prodotto che ti fa uscire dalla sala contento delle due ore trascorse, lasciando nell’animo l’amarezza di un mondo in cui tutti sono (per dirla alla Scerbanenco) “traditori di tutti” e in cui i meccanismi del potere travolgono ogni morale e ogni bontà.

REGIA: Anton Corbijn
SCENEGGIATURA: Andrew Bovell
ATTORI: Rachel McAdams, Philip Seymour Hoffman, Robin Wright, Willem Dafoe, Daniel Bruehl, Nina Hoss, Martin Wuttke
FOTOGRAFIA: Benoît Delhomme
MONTAGGIO: Claire Simpson
PRODUZIONE: Amusement Park Films, Demarest Films, Film4, The Ink Factory, Potboiler Productions
DISTRIBUZIONE: Notorious Pictures
PAESE: Germania, Gran Bretagna, USA
DURATA: 122 Min