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21 Lezioni per il XXI Secolo
Yuval Noah Harari (Bompiani)


Yuval Noah Harari insegna presso il Dipartimento di Storia della Hebrew University di Gerusalemme dopo aver studiato ad Oxford (chiarezza espositiva e piacevolezza della scrittura sono un chiaro lascito anglosassone) ed è diventato oramai uno dei conferenzieri più ricercati al mondo (se cercate su youtube potete trovare moltissimi suoi talk o dibattiti, quasi tutti in lingua inglese ma spesso sottotitolati in lingua originale o, talvolta, in italiano). Ha ottenuto un successo internazionale con Sapiens. Da animali a dei. Breve storia dell’umanità del 2011.

Con un approccio interdisciplinare che lega fili provenienti dagli studi storici, antropologici, archeologici, geografici, genetici e di biologia molecolare, linguistici e delle scienze sociali, tracciava in quel libro un grande affresco dell’evoluzione umana, individuandone nodi fondamentali: il passaggio dallo stadio di cacciatori-raccoglitori nomadi alla rivoluzione dell’agricoltura/allevamento stanziale, la svolta cognitiva, linguistica e simbolica con l’instaurarsi delle stratificazioni sociali e della costruzione del mondo “umano” basato su convenzioni, contratti, strutture sociali e politiche ed economiche che non hanno parallelo in nessun altro ambito “naturale” e che segnano con l’inizio della rivoluzione scientifica ed industriale il cammino dell’homo sapiens a dominatore e costruttore (ma anche distruttore) del mondo.

Con il secondo libro Homo Deus. Breve storia del futuro amplia la sua visione e sulle basi degli accadimenti passati e soprattutto dell’accelerazione impressionante imposto dalle odierne acquisizioni tecnico-scientifiche e dell’insorgere di punti di svolta ineludibili (pensiamo al cambiamento climatico, ai problemi imposti dallo sviluppo delle biotecnologie, dalle questioni della intelligenza artificiale fino ai fenomeni migratori e dello sviluppo ineguale) inizia a porre una serie di questioni fondamentali per il nostro futuro più immediato.

Questo 21 questioni per il XXI secolo è il tentativo di allargare ulteriormente il proprio sguardo, affrontando una moltitudine di argomenti: la apparente crisi del liberalismo democratico e il rigurgito dei nazionalismi, la pervasività delle fake-news e del peso degli algoritmi e dei big-data che impongono un ripensamento di un possibile decidere razionale, gli andamenti dello sviluppo tecnologico e i suoi riflessi sul ruolo del lavoro umano e della rappresentanza sociale e politica, i problemi legati alla definizione di un senso di giustizia in uno scenario sempre più incerto e tumultuoso nel suo progredire, pur a fronte delle evidenti conquiste legate al progresso scientifico e alla globalizzazione.

Come potete vedere si tratta di uno spettro amplissimo di questioni. E si capisce anche come una ampia fetta di critici veda con sempre maggior fastidio questo atteggiamento da tuttologo. Ma se ovviamente nel discorso di Harari emergono semplificazioni talvolta eccessive, il peso evidente di bias ideologici e il grande rischio di scadere nella futurologia (che quasi mai riesce a prevedere quello che succederà effettivamente), c’è da ribadire con forza che le questioni che vengono poste (e la grande chiarezza ed equilibrio con cui vengono poste) rende comunque i suoi contributi degnissimi di ascolto e di dibattito e tutti i suoi libri, compreso quest’ultimo, meritano di essere letti.

Una delle indicazioni che emergono con grande chiarezza dal suo libro è che oramai i problemi fondamentali sono globali e quindi le risposte necessarie non possono che essere globali (l’esempio recente della pandemia senza dubbio ha fornito ulteriore fondamento alla sua tesi). Tuttavia, è difficile vedere come possano emergere risposte globali da un contesto così concentrato su contrapposizioni e interessi geopolitici così condizionanti. E come dice l’autore stesso “mai sottovalutare la stupidità umana”. In fondo, per usare le parole dello zoologo Desmond Morris, l’uomo non è ancora molto di più di una scimmia nuda. Comunque sia, vale la pena di leggere Yuval Noah Harari.