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Youth
Paolo Sorrentino


Gli ultimi film di Sorrentino o si amano o si odiano. Questo risulta evidente dai commenti che si sentono bisbigliare tra gli spettatori che escono dalla sala. Per non parlare della critica che usualmente si spacca a metà. Difficile usare mezze misure con i suoi film perché sono diventati sempre più astratti e cerebrali, perché assomigliano sempre di più a videoclip meravigliosi del nulla e del dolore, in cui il desiderio di leggerezza e la meraviglia formale vanno a spasso con la morte ed il fallimento umano, Youth è un film sul desiderio che è il motore della giovinezza e sulla resa, accettata o inutilmente combattuta.

Non c’è una trama in questo film (come spesso nei precedenti), c’è un tessuto onirico in cui si mescolano macchiette umane, presenze stranianti, emozioni musicali e visive, sogni (nel sogno). Molti sottolineano con fastidio il tono filosofico dei dialoghi del film (spesso sentenze dall’apparente tono definitivo). Ma più che sentenze pretenziose sembrano il tentativo umano, troppo umano, di afferrarsi a punti fermi, di cercare di giustificare nel proprio quadro narrativo le assenze di senso e le proprie manchevolezze (con lo stesso risultato di Rachel Weisz che, lasciata dal marito per una cantante pop tutta provocazione sessuale, cerca di rassicurarsi dicendo a tutti di essere brava a letto)

Non c’è trama, dicevamo. Ci sono giustapposizioni, discontinuità, distanze e vicinanze alla vita, c’è la magia dell’immagine, la tenerezza e una qualche grandiosità dei nostri sforzi quotidiani e dei loro fallimenti. E come dai sogni anche qui emergono spezzoni di verità. Quelle dei vecchi (scambiarsi le notizie sulle proprie difficoltà di minzione o il tenero accanirsi sui ricordi sfumati di qualche amore giovanile). Quelle del corpo (l‘epifania religiosa della nudità di miss Universo o la verità del toccare della massaggiatrice dell’albergo). Quelle dell’arte (della musica, della bellezza formale di uno spettacolo di bolle, di una telecamera che riprende Venezia di notte) . E se c’è una verità definitiva, come sempre non può che uscire dalla bocca dei bambini. Nello specifico è la bambina che dice al giovane attore californiano angustiato perché tutti lo ricordano per una parte insignificante in un film di robot (ricordate “Birdman”?) : “ho capito che tutti siamo inadeguati alla vita. Ed è proprio per questo che non possiamo averne paura”.

Permetteteci di finire con tre considerazioni del tutto estemporanee. Quanto assomiglia (tanto da far pensare che in qualche senso possano essere lo stesso film) il “penso al domani” della madre di Nanni Moretti al “penso al futuro” del Maradona grasso e imbolsito che si trascina nel film come caricatura di se stesso e della sua passata grandezza? E quanto brava è Rachel Weisz? E infine: quanto rimarrebbe di un film di Sorrentino senza la fotografia di Luca Bigazzi?

Regia: Paolo Sorrentino

Sceneggiatura: Paolo Sorrentino

Fotografia: Luca Bigazzi

Attori: Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Pail Dano, Jane Fonda

Produzione: Italia, Francia, Svizzera, Gran Bretagna

Anno: 2015